L’alimentare torna al contratto unico
A pochi mesi dalla scadenza del contratto, i 400mila lavoratori dell’industria alimentare hanno avuto un aumento di 280 euro a cui si è accompagnato anche un sostanziale miglioramento del welfare sanitario e previdenziale, oltra a una piccola riduzione oraria, un tema che è stato molto dibattuto negli ultimi negoziati. Considerando la manifattura, gli alimentaristi sono i primi ad avviare una piccola sperimentazione. La durata del contratto sarà quadriennale con decorrenza dal primo dicembre del 2023 al 30 novembre del 2027 e la distribuzione delle tranche di aumento ha fatto sì che nei primi 14 mesi di vigenza dell’accordo i lavoratori possano recuperare 170 euro, il 60% dell’intero aumento. L’intesa prevede infatti che a decorrere dal primo dicembre 2023 arrivino 55 euro di incremento aggiuntivo della retribuzione, il cosiddetto Iar, oltre a 20 euro sul trattamento economico minimo. Poi da settembre altri 35 euro, da gennaio 2025 60 euro e da gennaio 2026 60 euro. A gennaio 2027 arriveranno 39 euro sul Tem e da settembre 2027 altri 11 euro dello Iar. Il montante complessivo di questo contratto, considerando il livello medio di riferimento supera i 10mila euro.
Il doppio accordo della vigilanza
Uno dei settori che è stato maggiormente interessato dal dibattito sul salario minimo è stato sicuramente la vigilanza che dà lavoro a oltre 100mila persone, per via dei minimi retributivi molto bassi per i servizi fiduciari. Le retribuzioni molto basse hanno anche fatto accendere il faro della magistratura su alcune società che hanno poi scelto di aggiornare i livelli retributivi. La questione salariale ha portato a un doppio accordo sindacale sul contratto: il primo è stato raggiunto a maggio del 2023, quando Anivip, Assiv, Univ, Legacoop produzione e servizi, Agci servizi e Confcooperative lavoro e servizi hanno trovato l’accordo con Filcams, Fisascat e Uiltucs per un aumento di 140 euro per il livello medio di riferimento, con decorrenza dal primo giugno 2023 al 31 maggio del 2026. Oltre a una una tantum di 400 euro. L’accordo è poi stato aggiornato lo scorso febbraio, portando a 250 euro l’aumento totale per le guardie armate e a 350 euro quello per il livello medio dei servizi fiduciari.
Il conguaglio del legno e dei metalmeccanici
Nei mesi scorsi per i 200mila addetti del legno arredo è arrivato un aumento di 124,71 euro sui minimi che portano l’aumento dell’ultimo contratto, sottoscritto da Federlegnoarredo e Feneal, Filca e Filleac, lo scorso giugno, a 260 euro. I 124, 71 euro, sommati ai 143,80 euro erogati a luglio 2023 portano infatti l’aumento a questa cifra, a cui andrà poi aggiunto un ulteriore conguaglio, previsto per gennaio 2025 con cui verrà definito il totale dell’aumento, dato il meccanismo di conguaglio ex post utilizzato nel settore. Simile a quello dei metalmeccanici che, grazie a verifiche e conguagli sull’inflazione stabiliti dalla clausola di salvaguardia, arriveranno a un aumento vicino ai 300 euro, secondo stime sindacali, con il contratto che scade a giugno di quest’anno. E hanno già avanzato una richiesta di aumento di 280 euro per il triennio 2024-2027.
La galassia della moda
Nella galassia moda i contratti rinnovati sono l’occhialeria, la pelletteria e la concia, mentre sono state avviate le trattative per il rinnovo delle industrie calzaturiere e si aspetta la piattaforma rivendicative dell’industria del tessile abbigliamento. Nell’occhialeria, l’accordo è stato siglato quasi un anno fa: ai 18mila lavoratori è stato accordato un aumento di 180 euro sul trattamento economico complessivo, di cui 167 euro sui minimi, per il triennio 2023-2025, con un montante calcolato sulla vigenza del contratto di oltre 4mila euro. I 56mila lavoratori della pelletteria hanno invece avuto un aumento complessivo al livello medio di 200 euro, di cui 180 sui minimi che verranno corrisposti in 3 tranches: 60 euro sono stati corrisposti a dicembre del 2023, altrettanti verranno corrisposti a dicembre del 2024 e del 2025, per un montante retribuito di più di 3.200 euro. Nella concia l’intesa tra Unic e Filctem, Femca e Uiltec, che riguarda 23mila lavoratori ha stabilito un aumento di 196 euro sul Tem e 191 euro sui minimi, suddivisi in tre tranche, di cui la prima sarà la più consistente, vicina quasi alla metà che è stata corrisposta a partire da marzo e prevede un adeguamento di 96 euro. Poi a gennaio del 2025 ne arriveranno altri 55 e a gennaio del 2026 ulteriori 40. In questo caso il montante supera i 4mila euro.
L’aggiornamento della chimica
L’industria chimica e la farmaceutica hanno rinnovato il contratto dei loro 200mila addetti nel 2022, quando Federchimica e Farmindustria hanno trovato l’intesa con Filctem, Femca e Uiltec su un aumento di 204 euro per il periodo che va dal primo luglio del 2022 al 30 giugno del 2025, suddiviso in 5 tranche. La prima di 50 euro corrisposta subito a luglio del 2022, la seconda di 30 a gennaio del 2023, la terza di 36 a luglio del 2023. Poi ci sarebbe stata una tranche a luglio di quest’anno di 68 euro ed una di 20 euro a giugno del 2025, per un montante complessivo di circa 4.750 euro. La particolare contingenza socio economica, nonostante una fase di rallentamento produttivo, ha però portato le imprese a un atto di responsabilità verso i lavoratori con l’anticipo a gennaio della tranche di 68 euro che doveva essere corrisposta in luglio. L’intesa sindacale dei mesi scorsi ha infatti previsto l’erogazione di 45 euro come quota della tranche di aumento del Tem previsto a luglio di quest’anno e di riconoscere nei minimi 23 euro in qualità di elemento distinto della retribuzione, per un incremento totale di 68 euro al livello medio di riferimento. Il rinnovo del contratto della chimica, nel 2022, ha aperto la strada ad altri rinnovi siglati dagli stessi sindacati: la Gommaplastica e il vetro. Per i 140mila addetti delle gommaplastica l’aumento sui minimi per il contratto che sarà valido fino al 31 dicembre 2025 è stato di 153 euro, a cui vanno aggiunti 14 euro sul fondo sanitario che portano l’aumento a 167 euro. Tre le tranche sui minimi: 61 euro dal primo gennaio 2023, 45 euro da gennaio 2024 e 47 euro dal primo aprile 2025. Secondo il calcolo dei sindacati il montante complessivo ha superato i 4mila euro. Nel vetro l’aumento invece è stato di 163 euro, di cui 153 sui minimi, distribuiti in 3 tranche diverse a seconda dei comparti.