Previdenza complementare, sanità integrativa e diffusione degli strumenti di welfare globale ai lavoratori delle piccole e medie imprese. È intorno a questi tre temi che il nostro Paese dovrà lavorare per favorire un maggiore benessere individuale e la sostenibilità sociale. A sostenerlo è il direttore dell’Osservatorio Italian Welfare, Stefano Castrignanò, che, nel corso del Global Welfare Summit ha sottolineato l’importanza di avere una prospettiva multidimensionale.
I dieci pilastri del welfare
Dalla sua nascita, l’Osservatorio ha acquisito ed elaborato le iniziative sul “Global Welfare” di più di 200 imprese di diversa dimensione, cui fanno capo oltre 800mila lavoratori, analizzando dieci pilastri: previdenza, sanità, genitorialità, caregiving, coperture assicurative per grandi rischi – premorienza, invalidità e non autosufficienza -, work-life integration, wellbeing fisico e psicologico, formazione e crescita personale, misure di sostegno al reddito ed educazione al welfare. Cosa emerge? Innanzitutto vi è una rilevante concentrazione delle iniziative aziendali sugli strumenti di sostegno al reddito, di conciliazione vita-lavoro, di formazione e di wellbeing fisico e psicologico: a dirlo sono circa 3 imprese su 4 (73%). Al contrario, meno del 50% delle aziende coinvolte ha adottato misure a supporto dei caregiver, dei fabbisogni socio-sanitari dei lavoratori ovvero a protezione dei grandi rischi (premorienza, invalidità e non autosufficienza). Solo il 21% delle aziende analizzate ha attuato azioni mirate a favorire la diffusione del risparmio previdenziale complementare dei propri lavoratori.
L’importanza del coinvolgimento delle Pmi
Per migliorare la diffusione del welfare un altro importante ambito di intervento è senz’altro la diffusione di strumenti di welfare globale tra i lavoratori delle piccole e medie imprese. Secondo le analisi dell’Osservatorio Italian Welfare vi sono rilevanti differenze tra i livelli di benessere dei lavoratori delle imprese di più grandi dimensioni rispetto alle imprese medie e piccole. Mentre più del 73% delle grandi imprese adottano misure di welfare che vanno al di là del contratto collettivo nazionale di lavoro, solo il 16 % delle aziende più piccole adottano iniziative di welfare aggiuntive a quelle contrattuali. Proprio per questo le iniziative di welfare contrattuale adottate dalle parti sociali assumono un ruolo cruciale per il benessere globale dei lavoratori delle piccole imprese, che costituiscono il 99% del nostro tessuto produttivo. Soltanto per citare un caso, dalle elaborazioni dell’Osservatorio emerge che più del 90% delle imprese oltre i 250 dipendenti hanno messo a disposizione delle proprie persone servizi di wellbeing, caregiving e sostegno alla genitorialità. Questa percentuale nelle aziende con meno di 250 lavoratori scende sotto il 30%. Per Castrignanò bisogna quindi «parlare del connubio tra welfare e sostenibilità sociale nel nostro Paese» e questo «vuol dire avere la piena consapevolezza che la maggior parte dei cittadini potrà raggiungere livelli di benessere adeguati solo se le politiche pubbliche, contrattuali e aziendali saranno orientate a diffondere cultura, sensibilità, strumenti e servizi ai lavoratori appartenenti al tessuto produttivo medio-piccolo che caratterizza il nostro sistema».
La diffusione della previdenza integrativa
Entrando nel merito delle proposte di Castrignanò, sulla previdenza complementare, va superato il basso livello dei lavoratori iscritti. Tra i tre fattori chiave che favoriscono la scelta di aderire ad un fondo pensione da parte dei lavoratori il primo riguarda il livello di contribuzione aziendale: in un contesto in cui solo il 16% delle aziende ha previsto un aumento, rispetto al minimo fissato nel contratto collettivo nazionale di lavoro, dell’aliquota contributiva a proprio carico, i dati rilevano come nei casi in cui il contributo aziendale risulti pari o superiore al 2,5% della retribuzione, si registra un tasso medio di adesione ai fondi pensione pari al 75,2 %. Il secondo fattore chiave è legato alle coperture assicurative per i grandi rischi offerte dai Fondi Pensione: oggi solo 7 fondi negoziali su 33 prevedono garanzie assicurative in caso di premorienza e invalidità del lavoratore. Le elaborazioni dell’Osservatorio dimostrano che, in presenza di tali coperture nel fondo pensione, il tasso di adesione medio dei lavoratori sale fino al 73,63%. L’ultimo fattore determinante consiste nel processo di informazione e sensibilizzazione, da parte delle aziende, sui vantaggi della previdenza complementare, soprattutto in fase di assunzione del lavoratore. In presenza di queste iniziative, il tasso di adesione medio registrato sul campione supera l’80%. Come spiega Castrignanò, «per ottenere risultati significativi sul fronte delle adesioni ai Fondi pensione occorre, da un lato, rafforzare l’appeal dei Fondi e, contestualmente, sviluppare campagne di sensibilizzazione efficaci per informare i lavoratori sui vantaggi della previdenza complementare».
Per migliorare la sostenibilità del welfare, la seconda area di intervento riguarda la sanità integrativa. Secondo i dati dell’Osservatorio Italian Welfare vi è un alto grado di diffusione delle coperture tra i lavoratori dipendenti del settore privato: quasi il 90% ha almeno una copertura sanitaria (aziendale o contrattuale) che, nel 78% dei casi comprende anche il nucleo familiare. La copertura sanitaria risulta finanziata dall’azienda nel 52% dei casi. Il 17% delle aziende analizzate dall’Osservatorio hanno introdotto, a favore dei lavoratori, una copertura sanitaria aggiuntiva a quella base, che nel 64% dei casi esaminati è interamente a carico dell’azienda e che ha l’obiettivo di estendere il livello di protezione sanitaria sul fronte delle prestazioni riconosciute, dei relativi massimali/scoperti ovvero dei soggetti beneficiari della copertura. Per Castrignanò «in un contesto che vede, da un lato, un’oggettiva difficoltà del Servizio Sanitario Nazionale nell’erogare le prestazioni in tempi appropriati e dall’altro, un numero crescente di cittadini rinunciare alle cure, emerge prepotentemente l’importante ruolo che la sanità integrativa può ricoprire a sostegno del sistema, adottando una nuova logica di “complementarietà funzionale».