«Nel nostro Paese la soddisfazione di middle e top manager cresce ma siamo ancora lontani dai livelli ottimali». A dirlo è Carlos Soave, managing director di Hays Italia che ha messo a confronto i livelli di soddisfazione di un campione di 36mila professionisti, concentrati soprattutto tra middle e top manager, di 12 Paesi. Per l’Italia ne sono stati intervistati 2.200: dalle risposte il nostro Paese si colloca in fondo alle classifiche. Ma vediamo i dati emersi.
La soddisfazione per il lavoro …
Nel 2023 la percentuale degli italiani soddisfatti del loro lavoro è cresciuta, raggiungendo il 61%: una crescita molto importante, se pensiamo che nel 2022 era del 47%. Tuttavia l’Italia si colloca al penultimo posto: al primo troviamo la Repubblica Ceca dove i soddisfatti sono il 78%, seguita dalla Romania e dal Regno Unito (73%), dall’Irlanda (72%), dal Belgio e dai Paesi Bassi (70%), dall’Ungheria (69%), dalla Polonia (67%), dalla Spagna (66%), dalla Francia (62%). All’undicesimo posto arriva l’Italia dove la percentuale di middle e top manager soddisfatti del proprio lavoro è il 61%, mentre all’ultimo il Portogallo con il 49%.
L’insoddisfazione per il lavoro racconta molti aspetti, tra cui anche quello retributivo. Se, infatti, si chiede agli intervistati se sono soddisfatti del loro compenso, c’è una certa coerenza con il quadro generale. L’Italia scala qualche posizione, ma resta sempre agli ultimi posti: in questo caso al nono seguita da Spagna, Polonia e Portogallo. Al primo posto c’è la Repubblica Ceca dove il 77% tra middle e top manager è soddisfatto del pacchetto retributivo che ha, seguita da Belgio e Romania, dove la quota scende al 69%, dai Paesi Bassi (66%), dal Regno Unito (62%), dalla Francia e dall’Ungheria (60%) e dall’Irlanda. Solo dopo arriva l’Italia con il 57%, che fa meglio di Spagna (53%), Polonia (48%) e Portogallo (40%).
La fotografia si inserisce in un contesto del mercato del lavoro italiano dinamico, con il tasso di occupazione che a febbraio è salito quasi al 62% e dove il fabbisogno occupazionale rimane molto elevato, pur in presenza di un disallineamento forte tra domanda e offerta di lavoro. «Secondo le stime di Unioncamere, la difficoltà di reperimento del personale è costata all’Italia nel 2023 quasi 44 miliardi di euro, per cui è fondamentale che le imprese investano per migliorare il livello di soddisfazione dei dipendenti per trattenerli», interpreta Soave. La soddisfazione dei lavoratori è un tema sempre più complesso, dove serve un buon bilanciamento tra pacchetto retributivo e altri fattori. Secondo Soave «bisogna puntare sui bisogni intangibili dei dipendenti e non solo sullo stipendio. I benefit, il work life balance, l’ambiente di lavoro stimolante e le opportunità di crescita oggi sono aspetti essenziali per i lavoratori, e sempre più ne influenzano le scelte di carriera. Le aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, devono pertanto avviare un radicale cambio culturale se vogliono migliorare la propria reputazione ed essere più attrattive sul mercato».