ll 2024 della contrattazione si apre con il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei 400mila addetti della Cooperazione sociale. I sindacati (Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat, Uil Fpl e Uiltucs) e le centrali cooperative (Federsolidarietà Confcooperative, Legacoop sociali e Agci imprese sociali) hanno infatti trovato un’intesa sull’ipotesi di accordo da sottoporre alla consultazione dei lavoratori e degli organismi delle organizzazioni datoriali. Successivamente, quando arriverà il via libera, si procederà con la sigla definitiva.
L’aumento economico
Secondo l’accordo raggiunto, per la parte economica è stato definito un aumento, a partire da febbraio, di 120 euro mensili al livello C1, da riparametrare per gli altri livelli contrattuali. Inoltre da gennaio 2025 è prevista l’introduzione della quattordicesima mensilità al 50% e l’innalzamento dell’importo per la sanità integrativa che raggiunge i 120 euro annui. Per valorizzare socie e lavoratrici che rappresentano oltre il 65% degli occupati, viene estesa al 100% l’integrazione economica della maternità.
Gli appalti e gli inquadramenti
Sugli appalti e sulla definizione di una possibile gradualità più aderente alle realtà aziendali e al mancato riconoscimento degli aumenti contrattuali le parti hanno deciso di istituire un nuovo osservatorio. Per quanto riguarda la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, oltre a una più cogente definizione dei suoi campi di applicazione vengono inseriti nuovi profili professionali in modo da rendere sempre più aderente alle reali attività svolte dai soci il dettato contrattuale. Infine le parti hanno anche deciso di adeguare gli importi del servizio sul tema del tempo di vestizione e delle cosiddette notti passive. «Abbiamo fatto un grande sforzo – spiegano Stefano Granata, Eleonora Vanni e Emanuele Monaci, rispettivamente di Federsolidarietà Confcooperative, Legacoop sociali e Agci imprese sociali – per la valorizzazione della cooperazione sociale, a partire da un giusto riconoscimento economico dei lavoratori».
Contratto leader nei servizi di welfare
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, sottolinea che «si tratta del contratto leader per numero di occupati che danno servizi di welfare a 6 milioni di italiani a 360°, dai minori agli anziani ai disabili. È uno sforzo importante da parte delle imprese anche tenuto conto che la base di affidamento della pubblica amministrazione è troppo bassa rispetto alla qualità e alla particolarità dei servizi offerti». Servizi dove si sconta «la più alta percentuale di mismatch tra domanda e offerta del mercato del lavoro, soprattutto per figure come infermieri, assistenti sociali e operatori sanitari».
Indispensabile che il pubblico riconosca tariffe adeguate
Il presidente di Legacoop, Simone Gamberini parla di risultato importante. È, dice Gamberini, «una testimonianza dell’impegno delle associazioni cooperative per valorizzare la cooperazione del settore, che svolge un ruolo determinante per il welfare socio-assistenziale e sanitario del nostro Paese». Per Gamberini, sulla committenza pubblica adesso è «indispensabile che vengano riconosciute tariffe adeguate ed introdotta una norma che preveda la revisione dei prezzi dei contratti di appalto in essere». Non si può immaginare, conclude il presidente di Legacoop, «di lasciare il costo dei rinnovi contrattuali solo sulle spalle delle imprese: se così fosse, ne verrebbe pregiudicata la sostenibilità del nuovo contratto di lavoro, dell’attività delle cooperative e, quindi, del reddito di soci e lavoratori. Per questo chiediamo al Governo e alla Conferenza Stato-Regioni di convocare rapidamente un incontro per affrontare questi problemi».