Digitalizzazione, globalizzazione, transizione green e demografia. In un orizzonte di 3-5 anni, è intorno a queste quattro parole che si svolgerà la svolta del lavoro di oltre 1,16 milioni di lavoratori, occupati nella logistica, tra attività di trasporto e magazzinaggio. Il settore genera un valore di 92,7 miliardi di euro, pari al 5,41% del Pil ed è sempre più strategico, anche nel post pandemia.
Nuove professioni
Oltre ad offrire molti posti di lavoro “classici”, tra autisti, magazzinieri, responsabili di magazzino, supply chain manager, la logistica ha però bisogno di profili sempre più qualificati: dai convertitori di autostrade intelligenti agli ingegneri progettisti di shuttle robotici, dai designer di imballaggi circolari, fleet manager, fino ai progettisti per treni ad idrogeno. Tutte professioni emergenti che ha identificato Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro promosso da Randstad, nel nuovo rapporto “Trasformazioni del settore e delle professioni nella logistica”.
Le priorità del settore
Come spiega Emilio Colombo, coordinatore del comitato scientifico di Randstad Research, «per costruire un futuro all’altezza delle aspettative dei talenti, infatti, bisogna fare leva sulla formazione, mettendo maggiormente in contatto scuole ed imprese. Su questo, proponiamo di creare un istituto tecnico dedicato alla logistica nella scuola pubblica, che fornisca le qualifiche formali, come le patenti da possedere, e tutte le conoscenze richieste dal settore». A questo si aggiungano due priorità. Una continua Colombo riguarda il fatto che «le imprese logistiche facciano maggiormente ‘sistema’, in un settore con catene del valore che si espandono anche a livello globale». L’altra invece è «agire sul fronte dei contratti e delle retribuzioni, oltre a migliorare la rete infrastrutturale, che nel nostro Paese risulta particolarmente arretrata».
La crescita
Oltre metà degli occupati nella logistica lavora nel trasporto terrestre, ma sono importanti anche i servizi postali e di corriere (28%) e i servizi di magazzinaggio e supporto (16%). Il maggiore valore aggiunto è dato dal trasporto terrestre (51,4%), poi magazzinaggio e supporto ai trasporti (37,4%). L’intero settore ha conosciuto una crescita moderata della quota sul Pil (dal 5% del 1995 al 5,8% del 2022), con una forte crescita (+50%) per la logistica stretta di trasporto e magazzinaggio. La Logistica è un settore prevalentemente maschile e dove c’è una forte concentrazione di stranieri: gli uomini sono più dell’80% dei lavoratori, mentre il 13,1% degli occupati non è di nazionalità italiana, contro il 10,3% del resto dell’economia. Il 54% ha più di 44 anni, il 30,7% tra i 45 e i 54 anni.
Il costo del lavoro
Analizzando il valore aggiunto pro capite della Logistica dal 2013 al 2021 emerge come i picchi si sono raggiunti nel 2018 e nel 2021, con circa 49mila euro per addetto, e il valore più basso nel 2020, anno della pandemia. Il costo del lavoro mostra la stessa dinamica, con i valori più alti nel 2018 (33.000 euro). Con una significativa differenza tra grandi e medie imprese. Le grandi sperimentano una decisa diminuzione del valore aggiunto dal 2018, mentre le medie hanno avuto una riduzione più contenuta del prodotto nell’anno della pandemia e hanno registrato un recupero maggiore rispetto a grandi e piccole imprese nel 2021.